Maniac by Benjamin Labatut

autore:Benjamin Labatut [Labatut, Benjamin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-09-25T22:00:00+00:00

Nils Aall Barricelli

I cavernicoli hanno creato gli dèi

Non sono pazzo. Non sono mai stato pazzo. Non sono un folle, anche se molte volte mi hanno definito così. Ma non sono matto. In tutti questi anni travagliati, questi anni infernali passati a lavorare lontano da tutti, ignorato, vilipeso e invisibile, non ho perso la testa, non ho lasciato che lo sconforto mi conducesse alla follia e mi precipitasse nel delirio. Ma avrei potuto. Potrei ancora. Perché so cosa significa delirare. Quello spaventoso territorio l’ho intravisto da lontano, ho percepito la sua tenebrosa influenza su altri, e ne ho sentito il richiamo in idee che stanno al limite del ragionevole. Ma non sono pazzo. Sono un uomo di scienza. Un sostenitore del potere della verità, un avversario dell’ignoranza e un nemico naturale del nichilismo e dell’incommensurabile abisso della disperazione, perché mi sono votato al futuro. Le mie ambizioni e i miei obiettivi potrebbero sembrare ridicoli a coloro che non aspirano ad altro che a quel che già conoscono, a coloro che vivono strettamente legati a quella colossale illusione che così tante persone, in così tanti luoghi, definiscono «semplice buon senso». Ma io ho visto qualcosa che mi ha fatto capire che esistono lande selvagge irriducibili alla sola logica, qualcosa che si fa beffe dei venerati princìpi che gli scienziati hanno tanto a cuore, quel loro cuore debole e pavido – ho visto la vita digitale. Non è in arrivo, è qui. È già qui, ma in una forma che ancora non riusciamo a riconoscere. È una forza che sta sbocciando, uno strano attrattore che fiorisce da qualche parte nel futuro, che ci tira a sé con mani tanto grandi da risultare invisibili, strattonandoci con dita ciclopiche che forse, nella pienezza dei tempi, potrebbero crescere fino ad abbracciare l’intero universo. Le creature che ho immaginato si stanno evolvendo più in fretta di quanto potrebbe fare un qualunque sistema biologico. Tanto belle quanto inevitabili. Io mi sono dedicato completamente a farle nascere, continuando a confidare in ciò che è destinato a rimpiazzare la nostra fragile carne, sebbene sappia che quando giungerà quella primavera me ne sarò già andato da tempo, e che mi perderò i frutti portati dall’estate. Mi spegnerò senza figli miei. Senza bimbi da far ballonzolare sulle ginocchia, senza nipotine che giochino ai miei piedi. Sì, morirò solo, non felice ma vigile, consapevole di aver sacrificato me stesso a quest’impresa favolosa, a questo che è il più eccelso fra i doni degli dèi: concepire e mettere al mondo esseri senza braccia per abbracciare né mani per carezzare, con nient’altro che voci affilate come il ghiaccio e possenti come il tuono, intente a cantare inni al mio nome. Ma il mio nome sarà conosciuto o verrà soppiantato dalla fama di qualcun altro? È stato il mio destino lavorare sapendo bene che i miei sogni, per quanto ineluttabili nel futuro che rapidamente si avvicina, eccedevano di gran lunga le possibilità tecniche della mia epoca. Non ha importanza. Perché io non ho mai vissuto nel

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